ParkinsONsail, come combattere la malattia in barca a vela

Conclusi tre percorsi di velaterapia per persone affette da malattia di Parkinson finanziati dall’Assessorato allo sport della Regione Puglia

Diciotto persone, tanto entusiasmo, voglia di mettersi in gioco, una barca a vela e una malattia, il Parkinson. Per nove mesi tre equipaggi molto particolari, composti da sei aspiranti velisti ciascuno, hanno partecipato a un percorso di velaterapia per provare a vincere la malattia mollando gli ormeggi e lasciandola a terra.

È questo il senso di ParkinsONsail, il progetto che ha consentito alla società sportiva MattiXFede, con il contributo dell’Assessorato allo sport della Regione Puglia, di portare in barca persone affette da malattia di Parkinson in un percorso teorico-pratico che ha consentito di apprendere le norme e le tecniche di base del governo di una imbarcazione a vela: una esperienza che ha puntato al raggiungimento di obiettivi quali l’educazione al problem solving, personale e di gruppo, l’accrescimento della autostima, la capacità di adattamento e di affronto delle difficoltà, lo sviluppo dell’autonomia e delle autonomie, il risveglio di interessi e motivazioni, la consapevolezza delle proprie paure, della propria insicurezza, l’educazione al lavoro di squadra e per obiettivi.

«Gli stimoli fisici, emozionali e psicologici che vengono dal contatto col mare, e dallo sport velico in particolare – spiega il responsabile del corso, Antonio Cantoro – migliorano la qualità della vita degli ammalati di Parkinson, intervenendo soprattutto sui sintomi non motori, quali la depressione e l’apatia: questo corso lo ha dimostrato attraverso valutazioni psicologiche prima e dopo l’intervento». 

Chi ha partecipato al corso ne ha tratto indubbio giovamento: universalmente la barca e il mare evocano avventura, elemento centrale per sviluppare processi di crescita e cambiamento significativi: a bordo di un’imbarcazione si sperimentano modalità di convivenza e di scambio, in condizioni complesse, che non è semplice sperimentare altrove. Viene in gioco il rapporto con gli altri, ma prim’ancora il rapporto con se stessi, le proprie attitudini, le proprie abilità, la capacità di migliorarsi, i propri limiti. In barca, in mare, si è obbligati al gomito-a-gomito, alla interdipendenza, al confronto, al dialogo, al lavoro di squadra, inevitabilmente alla socialità. Alla responsabilità, verso se stessi e verso i propri compagni di avventura.

ParkinsONsail «ha soddisfatto un desiderio sopito nel tempo: mi ha fatto amare il mare più di quanto lo ho mai amato», racconta uno dei provetti velisti. «È stata una carica, una ricarica», gli fa eco Annamaria. «Sentirsi padrone del mare nel senso di essere libero – spiega Nicola, per tutti “il Gladiatore” – ci ha fatto creare un gruppo in cui quando qualcuno non riesce, un altro è pronto a dargli una mano. E questa forse è la sensazione più bella: in un mondo dove molto spesso si vive di egoismo, qui si è creato un gruppo.

L’equipaggio, composto da un istruttore, un tutor e sei allievi, aveva un nono ospite a bordo: «Noi che abbiamo questo amico in comune, il Parkinson che ogni tanto ci comanda – prosegue Nicola – abbiamo fatto esperienza della vela che permette a noi di comandare: capisci di avere dei limiti, che però puoi anche superare. Questo è stata la vela».

Inevitabile per tutti, appunto, sentire l’emozione di una esperienza che è arrivata alla linea del traguardo: tra la soddisfazione del percorso compiuto e il dispiacere di vederla terminare. «Una emozione indescrivibile – sostiene Massimo – condurre la barca, stare al timone, mi ha consentito di conoscere persone speciali, davvero: persone che combattono». Una esperienza che si chiude, ma soprattutto «una bella sensazione da non lasciare».

Per informazioni e iscrizioni, cell. 3897693100.
www.parkinsonsail.it

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